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Ero in macchina, da sola: come tutti i giorni stavo andando a lavorare. Ero arrivata sul ponte, 600 metri dopo la galleria. Eravamo in coda, poi tutto è iniziato», ha raccontato l’ematologa a Repubblica. «Ho visto chiaramente i tiranti del ponte cedere, davanti a me: tutto sembrava irreale. Poi ho realizzato che stava accadendo davvero».
Subito, però, il primo impulso non è stato quello di scappare. Anzi. «Passato il primo momento di stupore, ho pensato di fare retromarcia: è stata una reazione istintiva. Ma era impossibile, ero chiusa dalle altre macchine. Poteva essere la fine».
Se ora è salva, il merito è di uno sconosciuto, che quando l’ha vista pietrificata al volante, l’ha guardata e le ha detto: «Corriamo». «Era un ragazzo, o forse un angelo: non so. È stato come svegliarsi improvvisamente da un incubo. Ma l’incubo era lì, nella realtà. Allora, non so come ho ritrovato la lucidità, ho aperto la portiera, ho preso le chiavi della mia macchina e le ho date a un agente. Poi ho cominciato a correre, con quel ragazzo. Ho visto che il tratto di ponte su cui avevo lasciato la macchina, poco dopo non c’era più. È solo grazie a lui se sono ancora qui».
La dottoressa ha sentito cedere la struttura del ponte. «L’effetto era quello di un terremoto. La stessa sensazione, la terra che trema e l’angoscia che stringe il cuore, che lo paralizza».
ma questa trascrizione dell'intervista non è stata resa pubblica in video, che si ferma a meta'
https://www.youtube.com/watch?v=rIZO_oelIdM
chissa' quale era la sua auto...