Col gatto in pugno

In un tranquillo quartiere, un bel giorno, con l’arrivo della primavera i bambini uscirono di casa per giocare a calcio in un cortile. Un vecchio della casa accanto li apostrofò dicendo di smettere perché gli davano fastidio. I bambini lo ascoltarono ma continuarono a giocare, anche perché erano già le 4 del pomeriggio e le mamme avevano sempre detto loro che bisognava fare silenzio nell’orario di riposo, già passato. Il giorno dopo, alla ricomparsa dei bimbi il vecchio li riprese nuovamente dicendo di smettere perché il pallone avrebbe potuto rompere una sua finestra. I bimbi, diligentemente, spostarono la porta in modo che i tiri fossero andati in una direzione non pericolosa per la finestra e continuarono a giocare. Il giorno dopo il vecchio, al primo rumore di risate e di calci, rispuntò fuori con un tono misto di arroganza ma anche con uno strano paternalismo spiegando che anche il solo spostamento d’aria che provoca il pallone avrebbe potuto rompere il vetro. I bambini ci pensarono un po’ su, non ci credettero e continuarono a giocare. Il vecchio non si fece sentire più per un paio di giorni mentre i bimbi continuarono ad uscire di casa tutti i pomeriggi a giocare. Il terzo giorno rispuntò il vecchietto che rinnovò l’invito e mise in guardia nuovamente sul pericolo di rottura del vetro che naturalmente non venne ascoltato ormai quasi in maniera canzonatoria. Improvvisamente, mentre la palla era in aria, il vetro si ruppe. Uscì il vecchio e rimproverò i bimbi ricordando loro che glielo aveva detto, che avevano combinato dei danni, che lui li aveva avvertiti!. A questo punto i bimbi smisero di giocare a pallone, promettendo di non giocare più a palla in giardino, che avrebbero trovato degli altri giochi da fare in casa.

Il vecchio ritornò dentro casa, soddisfatto. Se i bimbi avessero saputo che in quei 2 giorni aveva costruito un meccanismo di pedali, rinvii e un martello e che al momento giusto ad un suo movimento del piede aveva infranto il suo stesso vetro, da dentro casa mentre osservava la palla!  Li aveva imbrogliati!

Dopo qualche settimana i bimbi, stanchi di stare chiusi in casa, ritornarono a giocare a calcio di nuovo in cortile, invero usando più leggerezza nel tirare il pallone, perché in cuor loro non credevano fosse stato possibile e che il vetro rotto fosse stato un caso.  Erano stati spinti anche da un bimbo che aveva suggerito che la rottura fosse stata opera del vecchio. In realtà i bimbi non pensarono che una persona potesse arrivare a tanto ma il fatto che con questa idea potessero tornare a giocare a calcio li convinse, o meglio, li rassicurò. Del vecchio nessuna traccia, per una settimana e 3 giorni giocarono a calcio come mai avevano assaporato, anche per il fatto che erano stati confinati in casa troppo tempo. Il vecchio in realtà li aveva visti e aveva iniziato a riassemblare il meccanismo in attesa di un giorno propizio. All’undicesimo giorno, proprio nel bel mezzo della partita di calcio, si sentì il rumore di una finestra che andava in frantumi. Tutti si fermarono e si girarono verso il bimbo che aveva messo il dubbio. Questo, che era convinto della truffa, si avviò verso la casa del vecchio ma non fece in tempo ad avvicinarsi che il vecchietto uscì di corsa piangendo tenendo tra le mani un gatto morto in un mare di sangue, trafitto dalle schegge di vetro della finestra.

I bambini, inorriditi, si sentirono talmente in colpa che scaricarono la loro rabbia sul bambino che aveva messo il dubbio riempiendolo di botte e isolandolo. Da parte loro non solo non giocarono più a calcio ma addirittura per ogni nuovo gioco che avessero voluto fare iniziarono a rivolgersi al vecchio chiedendo se a quello potevano giocare, se lo potevano fare in cortile o in casa. Il vecchio stabili delle regole sia sui giochi consentiti sia dove poterli fare e quando fare. Inoltre accadde che le regole dette il giorno prima improvvisamente cambiassero con scuse tipo “si, fino a ieri si poteva giocare a carte in giardino ma oggi no perché’ con la luna piena c’è la possibilità che l’ombra delle carte non faccia più crescere l’erba”. E i bimbi non ebbero mai più argomenti o forza per controbattere. Quello che era successo col gatto era a testimoniare che il vecchio ne sapeva più di loro e tanto doveva bastare.Il vecchio si sentiva come un re, si immaginava con la corona in testa, erano in suo potere.

Peccato che nessuno avesse notato che il gatto morto assomigliava tanto a quello della vecchia vicina scomparso una settimana prima. E peccato che il commesso del supermercato, fratello maggiore di uno dei bimbi, non avesse detto a voce alta quella stranezza che lo aveva colpito: da circa una settimana il vecchio aveva iniziato a comprare scatolette per gatti, proprio lui che non ne aveva mai avuto uno perché li odiava.